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Ristorante Al Cjasal

Storie di famiglia. Queste sono le prima parole che si leggono sul sito del ristorante Al Cjasal di San Michele al Tagliamento (VE) e che ci sono suonate subito famigliari. Ascoltando la storia dela famiglia Manias, abbiamo ritrovato tanti punti in comune con la nostra.

Stefano e Mattia Manias

Come la nostra azienda, anche questa realtà è a gestione famigliare. Al Cjasal è un piccolo ristorante sulle sponde del fiume Tagliamento, ospitato all’interno di un’antica villa in mattoni a vista. Nato nel 1999 per volontà di Enzo Manias e di sua moglie Rosellina, ha visto poi subentrare al timone dopo una decina di anni i figli Stefano (classe 1987, con 4 anni passati al fianco dello chef stellato Enrico Bartolini) e Mattia con la compagna Elena (entrambi classe 1990, formatisi al servizio della famiglia Alajmo al celebre Le Calandre). La nuova generazione avvia la transizione dalla cucina casalinga a una cucina di ricerca. Tuttavia – e questa è anche la nostra filosofia – innovare non significa recidere il legame con il passato e il legame con la propria terra, ma provare nuove tecniche per migliorare il risultato finale.

L'orto Cj

Un altro punto in comune fra noi e i Manias è la ricerca delle migliori materie prime: come i nostri vini sono frutto delle uve dei nostri vigneti, così i piatti di Stefano e Mattia nascono da prodotti locali di assoluta qualità e dalle verdure che coltivano personalmente all’interno dell’Orto Cj.

Ombra de vin

Ma passiamo dalle parole ai fatti, anzi… ai piatti!
La ricetta che ci propongono è suggerita in accostamento a un’ombra (un calice) del nostro Metodo Classico Pinot 64. Pare che il termine ombra derivi dall’abitudine dei mercanti veneziani di posizionare i banchi di mescita del vino all’ombra del campanile di San Marco per tenerlo fresco. Ora, nella tradizione veneta, all’ombra de vin si abbina invariabilmente il cicchetto (che al Cjasal diventa… cjcchetto). Ed ecco dunque il cjcchetto per il Pinot 64:

Cjcchetto con moscardino cotto alla brace,
peperonata al nero, avocado e salsa ai ricci di mare
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Cjcchetto con moscardino cotto alla brace, peperonata al nero, avocado e salsa ai ricci di mare

La ricetta? Beh, noi non gli abbiamo svelato quella del Metodo Classico… E loro hanno fatto lo stesso con quella del moscardino. Non ci resta che suggerirvi di andare a provarlo! E, come dice sempre Mattia, “Golosi saluti!”.

Ringraziamo per le fotografie il ristorante Al Cjasal

Dessert del Bardo Restaurant e Sangue di Giuda

L’estate ce la siamo gustata in compagnia di un oste locale. Ci piace allora dare il benvenuto al mese di settembre con una ristorante fuori zona, o meglio fuori Italia… anzi, fuori continente!

È il giorno di Ferragosto in Italia e sulla nostra pagina Facebook appare una foto che sposa il nostro Sangue di Giuda a un dessert dal colore candido. Il tavolo che ospita questa dolce coppia è quello del Bardo Restaurant, nella suggestiva Charlotte nel North Carolina. Impossibile resistere alla tentazione di mandare una mail per farci raccontare come sia nato questo amore estivo tra il nostro vino e il loro piatto. E così Elinn Hesse, la giovane chef de cuisine, risponde catapultandoci in un mondo mistico abitato da un team eccentrico, creativo e originale.

Staff del Bardo Restaurant

Il primo aneddoto che ascoltiamo da Elinn riguarda l’origine del nome del locale: nel buddhismo tibetano il bardo è un stadio dell’esistenza dopo la morte e prima della rinascita durante il quale la coscienza si stacca dal corpo e assume natura simile al sogno. La durata del bardo varia a seconda della condotta in vita della persona. La sua origine etimologica è riconducibile all’unione tra le parole tibetane bar (intervallo) e do (due).

Uva, formaggio di capra, semi di benne e brioche tostata

Uva, formaggio di capra, semi di benne e brioche tostata

Il racconto prosegue poi svelando dove la chef ha tratto ispirazione per la ricetta che ci ha portato oltreoceano: “Mi sono trasferita da New York a Charlotte, nel North Carolina per questo nuovo lavoro. Qui mi hanno fatto conoscere i semi di benne. Sono una varietà di semi di sesamo coltivata negli stati del Sud. Ho provato a utilizzarli per un gelato e ho scoperto così un fantastico sapore di noce che mi ha ricordato il burro di arachidi. Da quel momento, ho voluto assolutamente creare un dolce a base di semi di benne e uva. La gente adora i dolci con l’effetto nostalgia, perché li riportano ai ricordi golosi della loro infanzia. E non c’è nulla di più nostalgico per un americano di un sandwich con burro di arachidi e marmellata d’uva. Questo dolce ha in sé quel ricordo, ma lo eleva su un altro piano: l’aggiunta del formaggio di capra richiede infatti un palato adulto. La base del piatto è una brioche tostata spalmata di burro ai semi di benne. Sopra la brioche c’è uno strato di marmellata d’uva fatta in casa, a sua volta sormontata da gelato al formaggio di capra. Tutto intorno a questa cupola ho disposto acini d’uva arrostiti cosparsi di semi di benne. La marmellata e il gelato sono rigorosamente fatti in casa! L’abbinamento con il Sangue di Giuda è assolutamente perfetto!”.

Questi sapori lontani, ricercati e intriganti si abbinano perfettamente al nostro Sangue di Giuda e a quella punta di nostalgia che portano i giorni di fine estate.

Grazie al Bardo Restaurant per le fotografie.
Nella foto dello staff: Michael Noll (chef), Amanda Britton (cocktails), Elinn Hesse (chef de cuisine), Elizabeth Tackett (direttore) e Jason Whiteside (vicedirettore)

 

Osteria del Campanile - L'insegna

La prima storia la ascoltiamo seduti sotto il campanile della chiesa di Torrazza Coste, un piccolo comune dell’Oltrepò Pavese. Sono le 23 di un caldo venerdì sera di luglio, la bottiglia di vino è quasi finita e Manolo ci chiama al suo bancone. Entriamo così all’Osteria del Campanile e iniziamo ad ascoltare una delle tante storie d’amore che hanno dato origine a ristoranti di tutta Italia.L’ingresso è piccolo, accogliente ed avvolgente, le pareti colme di foto in bianco e nero contrastano con il colorato sorriso di Manolo. È lui il volto e la personalità di questo locale, nel quale materie prime e vini sono rigorosamente made in Oltrepò Pavese.

Dal 1972 la famiglia Crivelli gestisce questa attività, un’osteria di paese dove la gente si ritrova per chiacchierare e per gustare piatti che si basano sì sulla tradizione, ma rielaborata con cura e voglia di sperimentare.

Osteria del Campanile - Lo staff

La storia di oggi, la prima del nostro blog, è un triangolo amoroso: Manolo, lo chef Maurizio Toscanini e l’Oltrepò Pavese. Due uomini e un territorio da valorizzare, una passione che viene raccontata non solo dai piatti, ma anche da una cantina ricca di oltre 200 etichette locali.Perché una scelta così legata al territorio? Perché nel territorio Manolo ci crede, ci crede anche Maurizio e il loro percorso di valorizzazione è ripagato con altrettanto amore da un pubblico fedele che capisce e sperimenta insieme a loro questa proposta tutta oltrepadana!

Una perfetta sintesi della cucina dell’Osteria del Campanile, fra tradizione e contemporaneità, trova forma e gusto nella ricetta che ci regalano:

Risotto con barba del frate, profumo di curcuma,
salsiccia del Tizzo e gelato all’olio extra vergine
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Risotto con barba del frate, profumo di curcuma, salsiccia del Tizzo e gelato all’olio extra vergine

Questa ricetta è un racconto nel racconto: ogni protagonista ha un’identità forte fatta di sapore e genuinità. La barba del frate, verdura poco conosciuta dal sapore acre; la curcuma, tocco esotico che non guasta mai; la salsiccia prodotta artigianalmente da Roberto Tizzoni a meno di un chilometro dall’osteria; il gelato all’olio EVO, prova dell’estro e dell’abilità dello chef.

A voi il piacere di andare a gustare questo piatto all’Osteria del Campanile, magari accompagnandolo con un calice del nostro Riesling Campo Dottore.

Fotografie tratte dal sito Vogheraseitu e dalla pagina Facebook dell’Osteria del Campanile