Ci sono persone che nella vita non sanno che strada prendere e cercano disperatamente un segno che li indirizzi. Altre invece che ogni giorno si guardano allo specchio, sapendo quello che vogliono e cosa devono fare per ottenerlo. Luigi Calatroni, per gli amici e nipoti Vigiö dla Cà Bela (Vigiö è la forma dialettale di Luigi), era una persona concreta che aveva capito molto presto cosa gli sarebbe servito nella vita: tanta voglia di lavorare nelle vigne, per ereditare la mansione di mezzadro dal padre Benedetto (per gli amici Bandet Barbis dati i suoi lunghi baffi, ma questa è un’altra storia) e avere una rendita futura; e un cane dal naso fino per tener viva la passione della ricerca del tartufo trasmessagli dal padre.
Sembrava tutto semplice, ma spesso chi sa cosa vuole dalla vita viene temprato e messo a dura prova dalla vita stessa. Il 10 giugno del 1940 l’Italia entra in guerra e nel febbraio del 1941 Luigi parte per la fredda Russia. Un animo contadino non può capire queste cose e Vigiö voleva quindi rifiutarsi di partire, ma i metodi di persuasione del podestà locale non gli lasciarono scelta (“o vieni con noi o prendiamo babbo e mamma”). E così Vigiö viaggia in treno da Torino a San Pietroburgo (all’epoca Leningrado) con la certezza di ciò che aveva lasciato a casa e la paura di ciò che avrebbe potuto trovare in quella terra sconosciuta. La guerra si mostrò nel pieno della sua orrenda forma, credo… E dico credo perché, nonostante la mia curiosità e le domande a raffica che gli facevo, Vigiö non volle mai entrare nei particolari della sua vita in guerra. Forse per non spaventarmi, forse per non voler ricordare ciò che l’uomo è in grado di fare ai suoi simili. Una situazione strana, triste, ma per me tremendamente affascinante.
Nel luglio del 1943 Vigiö riesce a tornare in Oltrepò e riprende la sua vita di mezzadro. Torna quindi a coltivare una terra ormai spoglia che aspettava solo di farsi coprire da viti di croatina. Quella terra della quale parlava con vanto agli amici dentro la trincea durante le fredde notti dell’inverno russo. Perché anche se sei solo un agricoltore che prende la vita di petto, basta poco per sentirsi felice in terra ostile.
Nel 1964, con la riforma dei contratti agrari che pone fine alla mezzadria in Italia, Vigiö avrà un regolare stipendio che gli sarà versato alla fine del mese dal suo datore di lavoro. È proprio allora che la sua testa gli dice: “E se ritirassi un “toc ad tera” e iniziassi a essere IO il mio datore di lavoro?”. Nasce così l’azienda Calatroni: Vigiö vende le uve migliori alle grandi cantine e con quelle di scarto produce per il consumo domestico un vinello di 7 gradi, acidulo e con ben poco sapore.
Dopo oltre 50 anni l’azienda continua a portare il suo cognome grazie alle generazioni successive, alle quali ha dato un esempio di tenacia e umiltà. Ecco perché abbiamo voluto dedicargli un vino. E considerando i 2 anni di guerra, i 65 anni di fatica in vigna, i 2 figli da far studiare e mantenere e le oltre 100 pertiche acquistate negli anni, abbiamo deciso che si meritasse la Bonarda più buona dell’azienda.
Grazie di tutto, Vigiö dla Cà Bela o per tagliar corto… Nonno!